La Banca Centrale Europea sta impedendo di fatto che la Grecia vada in default il prossimo 20 agosto, quando Atene dovrà rimborsare proprio all’Eurotower una tranche di prestiti per 3,2 miliardi. Senza liquidità in cassa, il governo greco dovrebbe dichiarare bancarotta. Ecco, che Francoforte ha in via eccezionale autorizzato che la Grecia possa emettere titoli a brevissima scadenza, i cosiddetti T-Bills, per finanziare il rimborso dei prestiti ottenuti. E fino a un massimo di 7 miliardi.
Questi titoli, che saranno acquistati dalle banche elleniche, impediranno alla Grecia di dichiarare il default, ma allo stesso tempo accresceranno il legame perverso tra debito sovrano e banche, mentre il vecchio debito sarà estinto accendendone uno nuovo.
In queste settimane, il governo di Antonis Samaras sta approvando nuove misure per 11,5 miliardi, pari al 5% del pil, che hanno riscontrato il plauso degli ispettori della Troika. Si allontanerebbe, quindi, lo spettro di una fuoriuscita della Grecia dall’Eurozona e annesso default, ma il Paese sta sprofondando in una crisi senza fine, con il turismo quest’anno in brusco calo.
Intanto, la BCE è al centro delle critiche dei “falchi” tedeschi, con l’ex membro del consiglio direttivo, Juergen Stark, che propone di restringere il numero dei componenti da 23 a 9 fissi, in modo da aumentare il peso specifico della Germania. Spingono per una sorta di commissariamento di Mario Draghi i conservatori della CSU, i liberali della FDP e l’ala più euroscettica della CDU.
Il governo tedesco, però, ieri ha espresso pieno appoggio all’azione di Draghi, cosa che ha messo le ali alle borse. Un segnale evidente di divergenza tra esecutivo di Berlino e maggioranza al Bundestag, anche se presto potrebbe arrivare la resa dei conti, quando i deputati saranno chiamati ad esprimersi sui nuovi meccanismi dell’Efsf e sull’Esm.