E’ bastata una sola timida dichiarazione del governatore della Banca d’Austria, Ewald Nowotny, considerato tra i falchi del board della BCE, a fare tirare ieri un sospiro di sollievo sui mercati borsistici e dei bond pubblici. Nowotny ha affermato che esiste la possibilità che l’Esm, il Fondo permanente salva-stati, possa ottenere la licenza bancaria. Cosa significa tutto ciò? Che nel tempo, l’Esm potrebbe accedere alla liquidità della BCE, per poi comprare titoli pubblici degli stati in difficoltà.
Le tappe per arrivare a tale fase sarebbero tre. In un primissimo momento, ci sarebbe l’intervento immediato dell’Efsf, il Fondo salva-stati europeo, che affiancherà l’Esm ancora un anno. Esso gode di non più di 110-140 miliardi di potenziale, detratti i 100 miliardi da destinare alle banche spagnole. L’Efsf comprerebbe bond sul mercato primario, proprio per via della sua dotazione limitata, visto che le emissioni di Italia e Spagna in agosto sono state contenute.
Successivamente, sebbene anche l’Esm abbia risorse limitate, sarebbe questo a intervenire sul mercato, anche se inizialmente opererebbe senza licenza bancaria, ottenuta la quale (sempre che siano vinte le resistenze tedesche), il Fondo acquisterebbe liquidità da Francoforte, cedendo in garanzia i titoli acquisiti già con l’Efsf.
Queste misure avrebbero poi il pregio di impedire che sia la BCE a dovere intervenire con un nuovo programma di acquisto dei titoli in difficoltà sul mercato secondario, cosa a cui sarebbero contrari Germania, Olanda e Finlandia, ma anche qualche altro membro.
Certo, sia il funzionamento dell’Esm che dell’Efsf è legato al pronunciamento, rispettivamente della Corte Costituzionale tedesca e del Bundestag. Il primo giudizio è atteso per il 12 settembre, mentre sull’operatività dell’Efsf sarà probabile un nuovo voto al Bundestag, come stabilito dai giudici di Karlsruhe, in merito a qualsiasi misura che influenzi le tasche dei contribuenti tedeschi.