La giornata è stata pessima sul mercato secondario dei nostri titoli di stato, ieri, con un evidente allargamento del differenziale di rendimento tra i nostri BTp e i Bund tedeschi. Dopo avere sfiorato quota 500 punti base nel tratto decennale, arrivando a 495 bp, ossia al livello massimo da metà gennaio, lo spread ha chiuso a 488 bp, per un rendimento decennale dei nostri BTp al 6,10%.
Ad avere infiammato la già tesa situazione dei bond è stata, soprattutto, la presa di coscienza da parte degli investitori che il tanto acclamato meccanismo anti-spread di cui si sono decantate le lodi a fine giugno, in realtà, non è un sistema né flessibile, né automatico, come pure sembrava agli inizi.
La stessa cancelliera, domenica scorsa, ha palesato che lo scudo anti-spread potrà essere messo in atto in favore di uno stato, a patto che questi accetti di essere sottoposto a controlli, cosa che sembrava essere esclusa dal vertice di fine giugno.
Altra notizia negativa arriva sempre dalla Germania, dove i giudici costituzionali di Karlsruhe hanno annunciato che si pronunceranno sulla legittimità dei meccanismi anti-crisi solo a metà settembre, per valutare il ricorso della Linke. Dunque, altri due mesi con il fiato sospeso, che avrebbe creato malumori nello stesso governo tedesco.
Intanto, dopo avere aggiornato le stime sulla crescita dell’Eurozona al ribasso, il Fondo Monetario ha avvertito che uno stato tra Italia e Spagna rischia di non avere più accesso ai mercati, se questa situazione di tensione sui mercati dei bond dovesse proseguire, sostenendo che per l’Italia lo spread sarebbe superiore di 200 punti ai suoi fondamentali.
Aggiornato dalla Banca d’Italia il nuovo livello di debito pubblico, che ammonta al record di 1.966 miliardi. L’Esm disporrebbe solo di 140 miliardi per aiutare Italia e Spagna. L’allarme rosso è destinato a proseguire.
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