Al via, oggi, gli aumenti di capitale Unipol-FonSai, con le azioni ordinarie rispettivamente emesse a 1,17 e 2,50 euro ciascuna, mentre i relativi diritti saranno offerti a 44 euro per FonSai e 10 euro per Unipol. La ricapitalizzazione ammonta complessivamente a 2,2 miliardi, suddivisa equamente tra le due compagnie. L’operazione dovrebbe chiudersi entro questa stessa settimana, pertanto, a nulla dovrebbe valere la convocazione della prossima assemblea dei soci Premafin, prevista ad agosto.
Essa era stata chiesta dal custode giudiziale Alessandro Dalla Chà, che detiene il controllo del 20% della holding, tramite i due trust caraibici sotto sequestro. Ancora sabato, Dalla Chà ha inviato una lettera ai vertici Premafin, nella quale protesta per la tecnica dilatoria, con cui il board ha cercato di rinviare il più possibile la convocazione dei soci, chiedendo che la prima assemblea venga “revocata”, annullando gli effetti dell’aumento di capitale.
Il paradosso è che quando i soci saranno chiamati ad esprimersi, ad agosto, Unipol sarà presente in assemblea con l’83% dei diritti di voto, rendendo inutile il voto di tutti gli altri. Tranne che la Procura di Milano non le inibisca il voto. A quel punto, in caso di vittoria dei no al piano Unipol, si aprirebbe la strada a una possibile azione risarcitoria contro il cda, oppure a una privazione dei diritti di voto in assemblea di Unipol, o ancora a un maxi-risarcimento contro la holding.
Quel che è certo è che con oggi si da il via alla parte più importante del piano di Bologna, che avrà il suo culmine con la fusione delle tre compagnie (Unipol, FonSai, Milano Assicurazioni), più la holding di controllo Premafin.
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