Due sere fa è arrivata la clamorosa cacciata del presidente dell’Istituto per le Opere Religiose, meglio noto con l’acronimo Ior, la banca vaticana. Ettore Gotti Tedeschi è stato di fatto sfiduciato dal Consiglio di sovrintendenza, composto da consiglieri laici, così come dal Consiglio di sorveglianza, un organo di controllo cardinalizio, presieduto dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone.
Un comunicato dell’istituto afferma che la carica è stata temporaneamente affidata al vice Herman Schmitz, mentre si attende di individuare un nuovo presidente dalle qualità eccellenti, dopo avere rimarcato che Gotti Tedeschi non avrebbe adempiuto ai suoi doveri minimi.
L’uomo ha dichiarato immediatamente dopo le dimissioni di non volere fare alcuna dichiarazione, per amore del Santo Padre e perché altrimenti direbbe brutte parole.
La vicenda s’inquadra all’interno del complesso capitolo del cosiddetto “Vati-leaks”, ossia della fuga di notizie riservate dal Vaticano, pubblicate sulla stampa e in un libro inedito, dove vi sono riportati interi brani della corrispondenza privata di Benedetto XVI e documenti segreti.
L’ex presidente dello Ior è stato sospettato di essere responsabile della fuoriuscita dei documenti, anche se ieri sera si è arrivati all’arresto del maggiordomo del Pontefice, mentre si ricercano presunti suoi collaboratori.
Sostenitore di un capitalismo cristiano, Gotti Tedeschi ha 67 anni ed è stato e tutt’ora è uno stretto collaboratore dell’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, condividendo con lui l’analisi della crisi finanziaria del 2008, la cui matrice andrebbe individuata nell’eccesso di debito, spiega il banchiere.
Gotti Tedeschi era approdato allo Ior nel 2009, fortemente voluto dal Papa, con cui pare il rapporto sia rimasto saldo, non avendo avuto Egli alcun ruolo presumibilmente nella vicenda delle dimissioni.