Ancora ieri, il titolo Facebook era ampiamente sotto la soglia minima dei 34 dollari, che era stata fissata dall’Ipo di una settimana fa, chiudendo intorno a 32 dollari. Un flop imbarazzante per il social network di Mark Zuckenberg, che sta avendo ripercussioni anche da un punto di vista legale.
Esattamente sette giorni fa, il titolo faceva il suo ingresso a Wall Street nel circuito del Nasdaq, tra 34 e 38 dollari, ma adesso diversi studi legali e la stessa commissione bancaria del Senato USA stanno vogliono vederci chiaro su alcuni presunti abusi della legge finanziaria americana.
Infatti, pare che il ceo abbia convocato a metà maggio alcuni grandi investitori, come il fondo Capital Research, per documentare loro la previsione negativa sui profitti del 2012. Informazioni che non sono state comunicate al mercato, che avrebbe così investito sulla base di asimmetrie informative, che avrebbero avvantaggiato solo grandi banche e fondi.
Questo dovrà spiegare la società, così come perché non abbia tempestivamente informato sulla previsione negativa, i cui dati erano in suo possesso ben prima dello sbarco in borsa.
Sta di fatto che quella che avrebbe dovuto essere l’Ipo più imponente di tutti i tempi si è trasformata in un flop colossale e in una caduta di immagine per Zuckenberg e il top management, accusati di scarsa trasparenza, così come da tempo si diceva senza mezzi termini sulla stampa finanziaria americana e non.
I grandi investitori sono rimasti alla finestra e di entrare nel business a questi prezzi non ne vogliono sentire. Si puntava e si punta ancora, quindi, sui piccoli risparmiatori, ma che dopo essere stati presi in giro non pare abbiano voglia di portarvi i loro quattrini.
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