Ieri, il differenziale di rendimento tra i nostri titoli di stato decennali e quelli tedeschi si è allargato fino ad arrivare a 451 punti base, il livello più alto dal 20 gennaio. In sostanza, un BTp decennale è arrivato a rendere il 5,94%, mentre il corrispondente Bund tedesco si aggira in area 1,4%.
A rendere incandescente il clima sui mercati finanziari è ancora una volta la Grecia, che sta per tornare alle urne, dopo avere già votato domenica scorsa, con ciò rendendo concreta la possibilità che Atene esca dall’Eurozona e torni alla dracma.
Ha inciso negativamente anche l’esito del voto nel Nord Reno-Westfalia, dove il partito del cancelliere Angela Merkel ha subito una batosta storica e i mercati temono che vi possa essere un indebolimento in Germania e in tutta Europa della linea del rigore sui bilanci pubblici.
Ieri, poi, l’Italia ha anche collocato titoli per un ammontare complessivo di 5,25 miliardi, di cui 3,5 miliardi in BTp triennali con scadenza marzo 2015 e 1,75 miliardi in titoli off-the-run, con scadenza marzo 2020, marzo 2022, marzo 2025.
Il triennale ha visto una crescita molto esigua dei rendimenti, passati dal 3,89% al 3,91%, ma inferiore al 4% su cui viaggiavano ieri i titoli della stessa scadenza sul mercato secondario. Gli analisti hanno espresso soddisfazione per la domanda sostenuta, che dimostrerebbe una certa appetibilità dei nostri titoli.
Sta di fatto che si preannuncia un’altra seduta assai difficile oggi in borsa e sui mercati dei bond pubblici, con un occhio al caos greco. Se anche le ultime consultazioni a mezzogiorno tra il capo dello stato Papoulias e i leader dei partiti dovessero fallire, allora il ricorso alle urne sarebbe inevitabile e si andrebbe incontro all’uscita certa della Grecia dall’euro.
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