Il governatore della Bundesbank, la banca centrale tedesca, Jens Weidmann, è stato molto chiaro sul dibattito di queste ore sul caso Grecia. O Atene rispetta gli impegni che si è assunta, ha detto, oppure non ci saranno altri aiuti. Weidmann è stato consigliere economico del cancelliere Angela Merkel, fino a un anno fa, quando assunse la poltrona di presidente di Francoforte.
L’uomo ha anche avvertito i francesi, dopo la vittoria di Hollande, che il Fiscal Compact non si tocca, in quanto la crescita dipende dal livello delle attività, mentre la BCE deve solo garantire la stabilità dei prezzi.
Ma è indubbio che il capitolo più spinoso riguarda sempre la Grecia, con il governatore Buba a dichiarare che se uscisse dall’euro, le conseguenze sarebbero ben peggiori per i greci che per i cittadini del resto dell’Eurozona. L’ennesimo tentativo di fare pressione sulle istituzioni di Atene, affinché formino un governo, in grado di rispettare il Memorandum.
E ieri sera, fonti di Bruxelles hanno smentito che si stia discutendo nella UE di un ammorbidimento delle misure di austerità per i greci, come il rinvio al 2015 del pareggio di bilancio.
Intanto, si guarda con grande apprensione a quanto sta avvenendo nella capitale ellenica, con il disperato tentativo del presidente Carolos Papoualias di dare vita a un governo di unità nazionale, la cui prospettiva sembra essersi ridotta al lumicino.
Qualora oggi la Grecia decidesse di tornare al voto (data probabile il 17 giugno), il ritorno alla dracma e l’addio all’euro è considerato un fatto quasi certo, ma le conseguenze potrebbero essere molto pesanti anche sui Paesi deboli dell’Eurozona, tra cui l’Italia. Si teme una nuova e ben più tragica ondata di attacchi speculativi contro i nostri titoli di stato.
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