Grandissimo successo a Piazza Affari per l’unica Ipo italiana del 2012. Brunello Cucinelli chiude in anticipo il roadshow, a causa di una domanda che ha raggiunto un volume pari a 17 volte il quantitativo offerto, portando il prezzo definitivo ai massimi previsti, ossia a 7,75 euro.
Ieri, il titolo ha chiuso il suo primo giorno di contrattazioni a 11,6 euro, ossia in rialzo del 49,7%, dopo essere stato sospeso per due volte per eccesso di rialzo. E così il valore della capitalizzazione ha raggiunto i 527 milioni, con un’offerta globale di 2,6 miliardi.
Ma il dato estremamente positivo è la provenienza della domanda. Gli inglesi rappresentano un terzo degli investimenti, con una quota del 31%, seguiti dagli USA con il 27%, dall’Italia con il 17%, poi Svizzera con l’11%, altri UE 11% e Asia 3%.
Per questo, non si fa che sottolineare come un esempio dell’eccellenza del made in Italy sia in grado di attirare investimenti da ogni parte del mondo, anche in un periodo così buio per i mercati finanziari e di così scarso appeal della borsa italiana.
Ma Cucinelli rappresenta un’eccezione molto positiva di azienda concentrata su un’ottica di lungo periodo, solidissima e al contempo molto rinomata come marchio del lusso. Nel 2011 ha chiuso con un fatturato di 240 milioni e un Ebitda di 36 milioni, ossia al 15%. Il 2010 aveva visto l’azienda con un fatturato di 203 milioni e un Ebitda di 23 milioni, a loro volta in crescita sul 2009, quando il fatturato aveva chiuso a 158,13 milioni.
Insomma, cifre sempre in crescita e grande senso del rispetto verso gli stakeholders, se è vero che da anni Cucinelli presenta i suoi bilanci alle banche, pur non essendo gravata da nessun obbligo in tal senso, essendosi quotata solo in questi giorni.