Il miglioramento genetico e la biologia molecolare moderna offrono nuove prospettive negli incroci per le viti, al fine di ottenere varietà sempre più resistenti, riducendo così il ricorso a trattamenti antiparassitari, come ha fatto presente Gabriele di Gaspero dell’Università di Udine al simposio della Vite e del Vino tenutosi al Centro di Sperimentazione Laimburg lo scorso 18 aprile.
Nel corso della Giornata della Vite e del Vino è stata illustrata una sperimentazione pluriennale del Centro Laimburg, nella gestione dell’irrigazione in un vigneto di Sauvignon Blanc, del Lagrein e su incroci con varietà resistenti provenienti dall’America e dall’Asia. Ne è emerso che non vi sono effetti importanti sulla qualità del vino, bensì ce ne sarebbero invece a livello di risparmio idrico. Però l’irrigazione deve essere attentamente adeguata al tipo di terreno, allo stato nutrizionale del vigneto e, soprattutto, all’andamento climatico.
Altresì si è evidenziato che l’utilizzo della tecnica del sovescio, metodo efficace e naturale per fertilizzare il terreno, può aiutare ad aumentare la biodiversità e la pedofauna negli interfilari dei vigneti. In particolare, il docente Enzo Mescalchin, direttore dell’ufficio viticoltura ed enologia dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, durante l’incontro tecnico ha esposto i risultati delle ricerche sulle condizioni di terreno e biodiversità nei suoli dei vigneti trentini. I dati presentati mostrano che il suolo negli interfilari, a causa del compattamento, contiene meno organismi rispetto a quello dei sottofilari. Tuttavia, tramite la tecnica del sovescio, si sono migliorate le condizioni del terreno, in quanto l’ampliamento della biodiversità delle piante favorisce anche lo sviluppo della pedofauna.
Negli ultimi anni si sono intensificate le attività di miglioramento genetico per ottenere varietà di viti resistenti a malattie quali la peronospora e l’oidio. L’utilizzo di tali tipologie di viti potrebbe ridurre notevolmente i trattamenti antiparassitari.
A tal proposito Gabriele di Gaspero, responsabile dell’unità di ricerca sugli incroci per l’ottenimento di varietà resistenti dell’Università di Udine ed esperto riconosciuto a livello internazionale, ha esposto i risultati dei lavori di incrocio di varietà resistenti che provengono dall’America o dall’Asia orientale; queste piante lasciano morire le cellule attaccate dal fungo, limitando così un’ulteriore crescita del parassita. Inoltre, di Gaspero ha evidenziato i vantaggi dell’uso di metodi della biologia molecolare nei processi di miglioramento genetico: conoscendo i geni responsabili della resistenza di certe malattie si può facilmente controllare se quest’ultima è stata trasmessa a seguito dell’incrocio.
Puoi votare l'articolo anche qui, gli articoli precedenti qui.