Il differenziale di rendimento tra i titoli di stato decennali italiani e quelli tedeschi continua la risalita. La lunga pausa pasquale non ha portato serenità ai mercati finanziari, visto che in apertura, il BTp a dieci anni rendeva il 5,38%, mostrando uno spread di 381 punti base, rispetto all’omologo titolo tedesco, in allargamento dai 372 punti dell’ultima seduta.
In un paio di settimane, l’Italia si è rimangiata 100 punti di differenziale, visto che a metà marzo eravamo già sotto i 280 punti base. Per capire cosa stia succedendo, dovremmo ancora una volta parlare di Grecia, ma anche delle prospettive nere dell’economia reale italiana e dell’Eurozona, nel suo complesso.
Atene non è ancora considerata salva, perché potrebbero essere necessari nuovi aiuti, anche qualora il governo ellenico dovesse attuare tutte le misure richieste dalla Troika (UE, BCE e FMI). Se poi si pensa che tra poco il Paese rinnoverà il Parlamento, è evidente come non ci siano nemmeno le basi per potere affermare che le politiche di austerità siano destinate ad essere attuate.
Ma preoccupa ancora di più adesso l’andamento dell’economia in Italia e Spagna, alle prese con una dura recessione, che metterà a rischio gli obiettivi di bilancio. In particolare, la stampa finanziaria anglosassone ha avvertito nei giorni scorsi che l’inasprimento fiscale da parte del governo Monti potrebbe portare a un aumento del debito sul pil, per effetto della contrazione in atto dell’economia.
Di più. E’ probabile che l’euforia del calo dei rendimenti sui nostri BoT e BTp fosse dovuto agli ingenti acquisti di titoli da parte delle banche, in vista dell’ottenimento dei prestiti BCE all’1%, cedendo i nostri bond in garanzia come collaterale. La sbornia, insomma, sarebbe finita.