Gli investimenti nei titoli di stato italiani per il piccolo risparmiatore iniziano ad essere di nuovo poco appetibili, per via della forte discesa dei loro rendimenti, come è accaduto all’ultima asta dei BoT, che ha visto il canale retail piuttosto poco interessato a tassi dello 0,492% per i semestrali e all’1,405% per i dodici mesi.
Per questo, ancora restano molto appetibili i “corporate bond”, ossia le obbligazioni emesse da società quotate in borsa, che offrono in Italia rendimenti molto interessanti, oltre che a un profilo di sicurezza non indifferente.
Lunedì, Luxottica ha emesso un bond da 500 milioni, riscontrando richieste per 9 miliardi. Ma la classifica dei bond più sicuri, secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s, è guidata da Unicredit, che ha emesso tre obbligazioni con giudizio AA+ e con rendimenti compresi tra il 4,28% e il 5,02%.
Sempre di Unicredit è il bond più redditizio, con rendimento lordo del 6,192% e rating S&P BBB. Bisogna stare attenti, tuttavia, al prezzo di acquisto e alla cedola.
Il rendimento è la somma tra gli interessi cedolari su base annua e la differenza tra prezzo di acquisto e quello di vendita o di rimborso alla scadenza del titolo.
Se si compra un titolo alla pari o sopra la pari, quasi certamente si dovrà attendere la scadenza, almeno che il bond non mostri nel tempo una quotazione anche superiore sul mercato, rispetto al prezzo di emissione; altrimenti, si dovrà mettere in conto una perdita, magari temperata dagli interessi cedolari.
Al contrario, se l’obbligazione è stata acquistata sotto la pari, certamente alla scadenza il titolo ci offrirà un prezzo superiore all’acquisto e possibilmente anche prima sul mercato si potrà trovare una quotazione superiore.
In molti casi, tuttavia, il taglio minimo è un pò alto per il piccolo investitore, nel senso che sono previsti acquisti di lotti minimi di circa 100 mila euro. Ma il bond Enel emesso il 20 febbraio scorso è stato acquistabile a lotti di mille euro, alla portata realmente di tutte le tasche.
Puoi votare l'articolo anche qui, gli articoli precedenti qui.