L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha annunciato di avere ulteriormente declassato il debito sovrano greco, portando il suo giudizio al livello “selective default”, cioè “default parziale”. Siamo a un passo, quindi, dal default vero e proprio, cosa che potrebbe concretizzarsi nelle prossime settimane, quando sarà attuato lo swap dei bond, sulla base dell’accordo faticosamente raggiunto la scorsa settimana tra Atene e i suoi creditori.
La decisione di S&P non stupisce, anche perché era stata un’altra agenzia, Fitch, che un mese fa aveva avvertito che l’intesa tra governo e creditori sarebbe stata considerata un default.
Evidentemente, il salvataggio di 130 miliardi, sbloccato ufficialmente una settimana or sono, non convince le agenzie. Ieri, il Bundestag ha dato il suo via libera, ma il cancelliere Angela Merkel ha avvertito che nuovi aiuti non implicano un sicuro successo, perché ora tutto dipende dalla capacità della Grecia di rispettare gli impegni presi.
Nel fine settimana, poi, era fallito il vertice del G20 in Messico, riguardo all’aumento delle risorse del cosiddetto “firewall”, ossia del fuoco di sbarramento del fondo anti-crisi, per evitare sul nascere che si propaghi il contagio. La Germania è contraria ad accrescere la dotazione, mentre tutte le potenze extra-Eurozona chiedono che lo si faccia e solo successivamente ci sarebbe un loro investimento.
Tutte queste considerazioni hanno già portato ieri i mercati europei ad essere nervosi, cosa che potrebbe accadere anche oggi e nonostante l’Italia abbia registrato all’asta dei BoT semestrali e flessibili a dieci mesi il risultato migliore dal settembre 2010, con rendimenti a sei mesi crollati all’1,20%.
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