Anche la Commissione Europea certifica quanto già sostengono gli istituti di analisi di livelli internazionale. L’Eurozona sarà quest’anno in recessione dello 0,3%, ma l’Italia farà molto peggio, vedendo cedere la sua ricchezza prodotta nell’anno dell’1,3%.
Il Fondo Monetario Internazionale ha già previsto da tempo un tonfo del 2,2% quest’anno e un calo ulteriore anche l’anno prossimo. E sarà anche per questo che ieri lo spread è risalito, con il differenziale di rendimento tra i nostri decennali pubblici e i Bund tedeschi che si è portato fino a quota 370 bp.
Tuttavia, stando alle dichiarazioni del premier Monti, la recessione non dovrebbe influire sulla necessità di varare un’altra manovra. Quando il decreto “salva-Italia” è stato varato, infatti, le previsioni di crescita per il 2012 erano per un asfittico +0,3%, comunque l’1,6% in più di quanto pronosticato ieri.
Non si sbilancia il commissario agli affari monetari, Olli Rehn, che rimarca come l’Italia abbia varato dal maggio 2010 manovre correttive dei conti pubblici per 100 miliardi, pari al 7% del pil, che consentiranno al nostro Paese di ottenere entro il 2013 un avanzo primario forte e strutturale, tale da raggiungere il pareggio di bilancio.
Qualche nervosismo, a dire il vero, i mercati lo hanno registrato ieri sull’indiscrezione per cui il vertice del G20 in Canada nel fine settimana non dovrebbe esitare alcun accordo per il rafforzamento del firewall dell’Efsf, il Fondo europeo di salvataggio.
Agli inizi della settimana, il direttore generale dell’Fmi, Christine Lagarde, aveva parlato di una partecipazione importante al Fondo, palesando un suo forte irrobustimento. Questo aveva infuso fiducia tra gli investitori, perché l’Eurozona sarebbe avvertita al riparo da possibili contagi dalla Grecia, disponendo di una potenza di fuoco in grado di mettere a tacere possibili focolai di crisi.
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