Aumenta il debito pubblico italiano e diminuisce la ricchezza prodotta dal nostro Paese nel quarto trimestre del 2011. E’ quanto emerge dalla sfornata contemporanea dei dati da parte di Via Nazionale e Istat, che certificano una recessione in atto in Italia sin dalla seconda metà del 2011. Tecnicamente, infatti, si è in recessione, quando almeno due trimestri consecutivi esitano un pil in calo.
Ora, già sapevamo che il terzo trimestre 2011 aveva mostrato un calo del pil dello 0,2% a cui bisogna aggiungere il nuovo dato che vede il pil scendere dello 0,7% nell’ultimo trimestre. Complessivamente, quindi, l’Italia è cresciuta solo dello 0,4% lo scorso anno, contro una stima iniziale del governo dell’1,1% e successiva dello 0,7%.
Ma per effetto di quanto già accaduto lo scorso trimestre, la crescita acquisita per il 2012 sarebbe già negativa dello 0,6%. In altri termini, se il pil dei quattro trimestri di quest’anno non mostrasse alcuna variazione, avremmo una recessione dello 0,6%, anche se le stime degli analisti sono molto più dure. Il Fondo Monetario Internazionale prevede un tonfo del pil del 2,2%, mentre lo stesso presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, parla di una recessione oltre l’1,5% indicato dalle stime ufficiali.
Cresce, per contro, l’indebitamento pubblico, che chiude il 2011 a 1.897,9 miliardi di euro, contro i 1.842,9 miliardi di fine 2010. In un anno, il debito è cresciuto di 55 miliardi e tale aumento è stato assorbito quasi totalmente dalle Amministrazioni centrali, per 54,8 miliardi.
Pertanto, il fabbisogno finanziario è stato di 62,6 miliardi, contro i 67 miliardi dell’anno precedente. Al netto degli aiuti italiani agli stati dell’Eurozona in crisi, il fabbisogno sarebbe stato di 53,4 miliardi, circa 10 miliardi in meno dei 63,1 miliardi del 2010. Nonostante tutto, tengono le entrate, che aumentano dell’1,57% a 403,11 miliardi, contro i 396,68 miliardi del 2010.
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