I dati di gennaio sull’indice dei prezzi in Cina rappresentano un pò una sorpresa per gli osservatori stranieri. Il tasso d’inflazione è cresciuto del 4,5% su base annua, contro il +4,1% di dicembre, un dato più alto rispetto alle stesse attese degli analisti.
A trainare al rialzo i prezzi sono stati quelli dei beni alimentari, cresciuti del 10,5% su base annua e del 4,2% sul mese di dicembre. In particolare, sono cresciuti i prezzi di verdure (+26% su base mensile), carne di maiale (+4%). Ma a differenza della spirale inflazionistica, che ha colpito il Paese sin dall’autunno del 2010 e che non lo ha mollato praticamente fino a tutto il 2011, questa nuova fiammata sarebbe temporanea e dovuta a una concomitanza di cause diverse.
Anzitutto, quest’anno il Capodanno lunare è caduto a gennaio e come per le festività nostrane, esso determina una corsa agli acquisti di beni alimentari, con conseguenti rialzi dei prezzi. Ma il mese scorso, questa ricorrenza è stata concomitante con un’ondata di gelo, che ha provocato anche una riduzione dell’offerta di frutta e verdura, in particolare. A ciò si aggiunga anche che la festività ha comportato una diminuzione del funzionamento dei trasporti pubblici, con aumenti sul costo di trasporto delle merci.
Gli analisti sono, pertanto, ottimisti nel prevedere che gennaio sia stata solo un’eccezione e che già a febbraio il calo dell’inflazione dovrebbe proseguire, per giungere al 3% nella seconda metà dell’anno. Non dovrebbe essere messa in discussione la politica di allentamento monetario, che ultimamente ha preso più i contorni della via amministrativa che di quella dei tassi, con la riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria per le banche, già sceso nei mesi scorsi di 50 punti base e sul quale si attendono altri 2-3 interventi nel corso di quest’anno.
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