E’ andata bene per l’Italia la riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles, che si è concentrata su due punti principali: Grecia e Esm, il fondo permanente di salvataggio dell’Eurozona. Sul primo aspetto, tutti i ministri finanziari hanno convenuto sulla necessità che Atene conceda ai creditori un rendimento sui suoi bond rinegoziati non superiore al 4%, ma ben più alto del 3,5%.
In poche parole, Bruxelles chiede che i creditori accettino tassi intorno al 3,75%, inferiori rispetto alla previsione di un rendimento dal 3,5% al 4,6%, crescente nel tempo e dopo un periodo di grazia, forse di dieci anni, di cui si era trattato fino a ieri tra governo e banche.
Altra questione non meno importante è stata quella relativa all’Esm, il Fondo permanente, che affiancherà l’Efsf fino al 2013 e che nascerà a luglio di quest’anno. Si è stabilito, infatti, che il fondo possa acquistare i bond degli stati in difficoltà, erogare credito in favore della ricapitalizzazione delle banche e concedere prestiti a scopo precauzionale in favore degli stati non ancora ammessi a programmi di assistenza.
Tuttavia, restano due nodi, che rischiano di depotenziare il fondo stesso. Il primo riguarda la dotazione. L’Italia chiedeva che si arrivasse a 1000 miliardi di euro dai 500 miliardi attuali. Niente da fare per la Germania, che di aumento non vuole sentire parlare, ma ha proposto semmai l’accelerazione del versamento cash dei primi 80 miliardi.
Altro problema è la maggioranza richiesta per attivare l’Esm. Si è raggiunta un’intesa con la Finlandia, per cui sarà richiesta la maggioranza qualificata dell’85% solo nei casi di urgenza e non l’unanimità, ma il Paese che vota contro non avrà l’obbligo di partecipare all’erogazione del prestito, secondo una formula di opt-out.
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