Dovrebbe essere quello decisivo, l’incontro dell’Eurogruppo a Bruxelles di oggi, che affronterà il caso drammatico del salvataggio di Atene, che in questi giorni ha raggiunto un accordo con i creditori sulla rinegoziazione del suo ingente debito pubblico.
Tuttavia, l’Europa ci ha ormai abituati a deluderci e le probabilità che venga deciso oggi qualcosa di concreto sono prossime allo zero. La lotta contro il tempo per evitare il default continua, perché a marzo sono in scadenza bond per 14,5 miliardi, che la Grecia non potrebbe onorare, se non dovesse arrivare la prima tranche dei 160 miliardi di euro del nuovo piano di aiuti promesso a dicembre da UE, FMI e BCE.
L’accordo con i creditori prevederebbe un cambio tra vecchi titoli con titoli di nuova emissione, decurtati del 65-70% del loro valore e dalla durata trentennale, con rendimento crescente nel tempo dal 3,5% al 4,6%, dopo alcuni anni di periodo di grazia, ossia senza la maturazione di interessi. I creditori potranno così ottenere titoli di breve durata emessi dall’Efsf, pari al 15% del valore dei vecchi titoli ceduti in swap.
L’obiettivo resta di fare scendere il rapporto tra debito e pil al 120% entro il 2020, dall’attuale 160%. Non è detto che Atene raggiunga tale obiettivo, anche alla luce dell’accordo, perché buona parte del successo dipende anche dal ritorno alla crescita del Paese, che nel 2012 dovrebbe vivere il suo quinto anno consecutivo di recessione economica.
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