Entro il 20 gennaio, il governo varerà un decreto legge sulle prime liberalizzazioni. Come ha annunciato il ministro allo Sviluppo, Corrado Passera, ci sarà un decreto al mese, che dovrebbe aprire al mercato un pò tutte le categorie lavorative.Una di queste dovrebbe essere sin da subito quella dei farmacisti. Sono cinquanta mila in tutta Italia, lavorano in 18 mila farmacie, di cui 16.500 private e 1.500 comunali. Circa 17-18 mila risultano titolari. Ad oggi, la legge consente l’apertura di un punto vendita ogni 4.000 abitanti, per i Comuni sopra i 12.500 abitanti, mentre per i Comuni con popolazione inferiore il rapporto è di uno ogni 5.000 mila.
Le licenze vengono rilasciate tramite concorsi pubblici regionali, che dovrebbero essere svolti ogni due anni, ma in realtà quasi sempre si deve attendere un periodo ben più lungo, anche diversi lustri.
Il valore di una licenza si aggira mediamente sui 3-4 milioni di euro. Essa può essere ereditata, come avviene un pò in tutta Europa, con le sole eccezioni di Finlandia e Svezia. Il valore molto alto di una licenza è dato dal fatturato medio di una farmacia in Italia, pari a 1,5 milioni all’anno.
I 3.823 parafarmacisti chiedono adesso che si liberalizzi la vendita dei farmaci di fascia C, così come si abbassi il rapporto minimo tra farmacie e abitanti, portandolo a 2.500. Federfarma si oppone ed è disposta a concedere un abbassamento non oltre 3.500 abitanti.
Nel caso in cui il governo si accingesse ad abbassare la soglia a una farmacia ogni 2.500 abitanti, si calcola che potrebbero essere aperte 7.000 nuove farmacie e che si creerebbero 30.000 posti di lavoro.
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