In un’intervista al The Wall Street Journal, l’amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne, ha annunciato che resterà alla guida delle due società fino al 2015. Per quell’anno, infatti, il lavoro su Detroit dovrebbe essere stato svolto, a partire dal completamento della fusione con Torino, passando per un 2013 caratterizzato da diversi lanci di modelli nuovi e, infine, per arrivare alla composizione azionaria.
Su questo punto, non esiste alcun impegno da parte di Fiat per acquisire la restante quota del 41,5% nelle mani dei sindacati di United Auto Workers, che la gestiscono tramite un fondo. Fiat è già al 58,5%, dopo avere rilevato la scorsa settimana quell’ultimo 5% ancora a partecipazione statale, grazie al raggiungimento dell’obiettivo ecologico, fissato dall’Amministrazione Obama e che consisteva nella costruzione di un veicolo in grado di percorrere 40 miglia con un gallone, cioè 16 chilometri al litro.
Tuttavia, su un altro punto, l’intervista ha già scatenato reazioni in Italia e sempre più lo farà nelle prossime settimane: la sede del nuovo gruppo. Secondo il manager, non bisogna scegliere sulla base di dati emozionali. Torino non sarebbe l’unica città in grado di ospitare la sede di Fiat-Chrysler, ma potrebbe essere benissimo Auburn Hills, nei pressi di Detroit, così come una città dell’America Latina, molto probabilmente in Brasile, visto che l’ad afferma che da quelle parti Fiat è molto apprezzata.
Marchionne ha sostenuto che andare via da Torino non significherebbe non avere più legami con quella realtà, ma sarebbe il bisogno di crescere ad imporre tale logica.
Quanto ai risultati, gli analisti prevedono che l’obiettivo di 6 milioni di veicoli venduti nel 2014 potrebbe non essere raggiunto, a causa della cattiva performance di Fiat in Europa.
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