Ieri, il Tesoro ha collocato 3 miliardi di BTp a 5 anni, il massimo della forchetta prevista tra 2 e 3 miliardi. La domanda è stata buona, per un tasso di copertura di 1,417, contro l’1,47 dell’asta di novembre, in lievissima discesa e per un valore di 4,252 miliardi.
Ma anche in questo caso, i rendimenti sono esplosi e si sono attestati al livello massimo in tempi di euro, raggiungendo il 6,47%.
Gli analisti hanno rilevato come l’esisto non sia stato negativo, anzi, la domanda è stata un pò superiore alla media trimestrale sul quinquennale. In più, se si considera che in questi ultimi giorni la tensione sul mercato secondario dei nostri bond è tornata altissima, non ci si dovrebbe nemmeno lamentare tanto.
Ieri, infatti, l’impennata dello spread tra i nostri BTp e i Bund tedeschi è proseguita. Sul decennale, il differenziale di rendimento è passato dai 461 punti della chiusura precedente ai 484 punti di fine seduta di ieri. Questo, tenendo presente il riferimento al benchmark settembre 2021.
In realtà, proprio ieri è cambiato anche il riferimento temporale sul mercato decennale, con il benchmark che si sposta al marzo 2022 per l’Italia e a gennaio 2022 per la Germania. Essendo un comparto meno liquido, lo spread sarebbe in questo caso di 525 punti.
Quale che sia il benchmark, siamo dinnanzi a un nuovo acuirsi della crisi dei bond e a queste condizioni quasi certamente la stanza di compensazione Lch Clearnet, che solo la scorsa settimana aveva riabbassato i margini sui nostri BTp, in seguito al restringimento del differenziale, ora potrebbe rialzarli, dato che per tre sedute consecutive si è ormai sopra il livello dei 450 punti base di differenza.
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