L’autorità bancaria europea ha rivisto il “capital buffer” da colmare per le banche europee, al fine di giungere a una patrimonializzazione minima adeguata, con un Core Tier1 di almeno il 9%. Otto miliardi in più in totale, passando da richieste complessive per 106 miliardi a ottobre a 114,6 miliardi di ieri.
Lo ha comunicato il presidente dell’Eba, Andrea Enria, già oggetto di polemiche da parte delle banche italiane, che lo ritengono responsabile di una scure contro l’Italia. Le maggiori richieste sono state assorbite quasi totalmente dalle banche tedesche, la cui richiesta di ricapitalizzazione passa dai precedenti 5,2 miliardi a 13,1 miliardi.
Per l’Italia, la differenza netta è di soli 600 milioni, arrivando così a una richiesta complessiva per 15,3 miliardi. E si tratta della stessa somma in più chiesta a Unicredit, mentre non necessiterebbe di maggiori capitali IntesaSanpaolo. Per gli altri istituti, si tratterebbe di variazioni minime in sù o giù, che si compensano tra di loro.
La novità rilevante nelle valutazioni dell’Eba consistono nella considerazione della “qualità” del patrimonio, per impedire che le banche facciano cassa, tagliando i prestiti. In questo caso, spiega Enria, quel tipo di patrimonio sarebbe considerato negativo.
In effetti, i criteri inaspriti dall’Eba rischiano di provocare un cosiddetto “credit crunch“, ossia un tonfo dell’offerta di credito, a discapito di famiglie e imprese. Le banche sono costrette, infatti, a concentrare una parte consistente delle loro risorse non per gli impieghi, bensì per mostrare a livello contabile una maggiore solidità patrimoniale, adempiendo ai requisiti sempre più alti richiesti dall’Eba.
Alle banche elleniche sono stati richiesti 30 miliardi, alla Spagna 26 miliardi e l’Italia si piazza al terzo posto con 15,366 miliardi. Segue poi la Germania, con 13,1 miliardi.
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