Non è stata ancora presentata la bozza di riforma della previdenza dal ministro del lavoro Elsa Fornero, ma alcune anticipazioni esistono già e forse sono un pò più radicali delle ultime indiscrezioni che circolavano.
Sembra certa l’applicazione pro-rata già dal prossimo mese del metodo contributivo per il calcolo delle pensioni. Pertanto, coloro che al 31 dicembre 1995 risultavano possedere almeno 18 anni di contributi sarà applicato il calcolo retributivo per quegli anni e per i successivi sarà applicato loro il calcolo contributivo, anche se il risparmio per l’Inps non dovrebbe poi essere così eclatante.
Dovrebbero essere superate le pensioni di anzianità, nel senso che non sarebbe possibile andare in quiescenza con il sistema delle quote (anni di contributi+età anagrafica), con la parziale possibile eccezione per gli operai, i quali dovrebbero mantenere il diritto con i 40 anni di contributi.
Per il resto, si prevede un’età più flessibile di uscita dal lavoro, con un minimo di 20 anni di contribuzione, a partire dai 62-63 anni per uomini e donne, ma con disincentivi sotto i 65-66 anni, mentre al di sopra di questa fascia di età l’uscita sarebbe incentivata.
Per fare questo, è prevista un’accelerazione della riforma Sacconi di fine estate, a proposito dell’età pensionabile per le donne del settore privato. L’innalzamento dovrebbe essere accelerato già dal mese prossimo e arrivare a 65 anni nel 2016-2018.
I lavoratori autonomi si vedranno quasi certamente aumentare i contributi da versare sulla pensione, che passeranno dal 21% della retribuzione dichiarata al 23% subito, ma con la prospettiva di equiparare il loro versamento al 33% circa dei lavoratori dipendenti.
Infine, oltre al possibile blocco delle rivalutazioni per le pensioni del 2012, con l’eccezione degli importi minimi, si parla anche dell’abolizione delle finestre di attesa per uscire dal lavoro, previste nel 2010, pari a 12 mesi per i lavoratori dipendenti e a 18 mesi per gli autonomi.
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