Il risultato dell’odierna asta di BTP, è stata seguita dai mercati di tutto il mondo visti i timori per il debito italiano e conclusasi con una domanda in buona tenuta, ma con tassi a livelli mai visti da circa 15 anni.
Le borse europee e Usa, l’euro, il debito europeo e non solo hanno tirato un sospiro di sollievo dopo i risultati del pesante collocamento: il Tesoro ha venduto complessivamente 7,5 miliardi di titoli contro un obiettivo massimo di otto miliardi, quindi sulla parte alta della ‘forchetta’, riuscendo a piazzare fra gli investitori il massimo target che si era prefissato per il nuovo Btp a tre anni novembre 2014 a 3,5 miliardi, a fronte di una domanda di oltre 5,2 miliardi, e per la riapertura del decennale marzo 2022 a 2,5 miliardi venduti con una domanda di oltre 3,33.
Il Btp fuori corso d’emissione settembre 2020 non ha raggiunto i 2 miliardi massimi fermandosi a 1,5, ma con una domanda che comunque visti i tassi è arrivata a 2,3 miliardi. Tutto questo, per le casse dell’erario, al costo di un balzo dei rendimenti da pagare agli investitori su livelli mai visti negli oltre dodici anni dell’euro. Il tre anni cedola 6% ha pagato un 7,89%, massimo di 15 anni: a ottobre eravamo ancora al 4,93%. Un tasso così ha attratto molti investitori, anche retail, e secondo quanto si apprende oggi non è neanche intervenuta la Bce per comprare i titoli italiani. Il 2020 è schizzato al 7,56% contro il 6,06% del mese scorso.
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