Il Fondo Monetario Internazionale avrebbe già completato il piano di salvataggio dell’Italia, che ammonterebbe da 400 a 600 miliardi di dollari. Secondo tale piano, l’Italia riceverebbe prestiti per 12-18 mesi, il tempo per il governo di attuare le misure di risanamento richieste, senza l’assillo di doversi rifinanziare sui mercati a tassi insostenibili nel lungo periodo, tra il 7 e l’8%.
L’Fmi ritiene che alla fine del periodo di tregua concesso all’Italia, il nostro Paese potrebbe così tornare sui mercati, riscontrando rendimenti medi tra il 4 e il 5%, in linea con i livelli pre-crisi.
Washington, tuttavia, al momento non avrebbe l’intero importo per salvare l’Italia, pertanto, il piano di prestiti passerebbe per l’emissione di nuovi diritti o un’intesa con la BCE, la quale avrebbe a sua volta anche il via libera della stessa Germania, disponibile a sacrificare per un pò la stabilità dei prezzi, pur di non incorrere nel pericolo della disintegrazione dell’Eurozona.
E in mattinata è giunta una nota dell’agenzia di rating Moody’s, che proprio a proposito dell’Area Euro afferma che sono aumentati i rischi per “default multipli“, ossia della possibilità che più stati dell’Eurozona possano non essere più in grado di sostenere gli attuali livelli di indebitamento.
Secondo Moody’s, in assenza di misure immediate da parte dei governi, le pressioni sull’intera Area sarebbero crescenti, per via della debolezza istituzionale di Bruxelles e dell’aggravarsi della crisi politica in Grecia e in Italia. Pertanto, o l’Eurozona accresce il suo livello di integrazione o l’alternativa sarebbe un’ulteriore frammentazione, che rischia di portare alla disintegrazione dell’euro.
L’agenzia ha annunciato anche che entro il primo trimestre del 2012 saranno rivisti tutti i rating e il rischio di declassamento riguarderebbe potenzialmente un pò tutti.
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