E’ atteso il prossimo Cda di Unicredit, convocato per il 14 novembre, che dovrebbe varare il nuovo piano industriale e dare vita a un aumento di capitale, che secondo le indiscrezioni sarebbe nell’ordine di 5-7 miliardi di euro.
Tale aumento servirebbe sia per espandere le attività della banca nell’Europa dell’Est, ma anche per rispondere così alle richieste di Eba (autorità di vigilanza bancaria europea) e del Financial Stability Board per una più solida patrimonializzazione, al fine di raggiungere sia l’obiettivo di un Core Tier1 minimo del 9%, sia di un capitatale minimo sugli attivi maggiore delle altre banche ordinarie, essendo stata inserita nella lista delle cosiddette “banche di sistema“.
Ma in questi giorni, vi sarebbero trattative in corso tra Piazza Cordusio e Mediobanca, che nel 2009 curò l’emissione dei bond ibridi Cashes per 3 miliardi, i quali potrebbero essere considerati capitali dalla Banca d’Italia, ma solo se avverranno alcune modifiche al regolamento.
E proprio su queste modifiche sono incentrate le trattative e pare che a giorni, o persino in poche ore, Palazzo Koch potrebbe ufficializzare la sua posizione, in senso favorevole a Unicredit. Considerando, infatti, capitali anche i 3 miliardi dei bond, la banca italiana avrebbe bisogno non già di 7,39 miliardi per adempiere alle richieste dell’Eba, ma di una cifra vicina ai 5 miliardi, giusto quella necessaria per stare un pò al di sopra degli indici minimi stabiliti.
Resta da vedere, invece, come dovrebbe avvenire tale aumento di capitale, se avverrà anche attraverso l’accantonamento dei dividendi per il 2011. Non di meno, c’è la questione del fondo libico, azionista al 7,5%, ma i cui diritti di opzione potrebbero essere esercitati da altri fondi. Giungono voci di interesse da Cina e Qatar.
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