Ora che il Governo di Muammar Gheddafi sta per essere rovesciato dal nuovo potere a Tripoli, le maggiori compagnie petrolifere internazionali sono pronte tornare in Libia.
Eni SpA, la compagnia leader in Italia sta già rimandando gli specialisti in campo per valutare i danni, prima ancora che il fumo, o la politica, cancelli la capitale.
La grande incognita è quanto tempo ci vorrà per far tornare la produzione ai livelli pre-crisi. Le valutazioni sono contrastanti. Alcuni analisti europei hanno già concluso che potrebbero volerci uno o due anni, mentre altri hanno dicono che la produzione potrebbe essere di nuovo a regime entro un mese.
Ci sarà un approccio campo per campo per comprendere la situazione dei pozzi di petrolio. Più precisamente, le condizione delle condotte, della raccolta e degli impianti di elaborazione. Anche la condizione dei terminali e dei porti sarà altrettanto importante quanto quelle dei giacimenti petroliferi stessi. Si sa che alcuni di questi sono stati pesantemente danneggiati, e questo significa che il volume totale delle esportazioni di petrolio non si può pensare che possa riprendere in un momento qualsiasi nel breve termine.
Come sempre, ha senso bisogna guardare le cose in prospettiva. Di tutti gli 1,2 milioni di barili al giorno che la Libia vendeva al mercato mondiale, prima della guerra civile, di petrolio apprezzato per la sua bassa acidità, ovvero il basso contenuto di zolfo, che quindi richiede una minor quantità di elaborazione¸ per ottenere i prodotti petroliferi raffinati per il dettaglio.
Il volume di esportazione della Libia, in questo periodo di guerra, è stato sostituito essenzialmente dalla Saudi Aramco aumentando la sua produzione giornaliera. Ma il petrolio saudita è acido, con un alto contenuto di zolfo, con un maggior costo di raffinazione. Il taglio delle esportazioni libiche è stato un colpo per l’Europa, dal momento che la stragrande maggioranza del petrolio libico prodotto era diretto nell’Europa occidentale per la raffinazione.
La perdita del volume di petrolio libico negli ultimi sei mesi è costata meno dell’1,4 % della domanda globale per le esigenze quotidiane. Riavere la produzione di petrolio della Libia può portare ad una svolta.
Come previsto, i tassi di riferimento del Brent sono in calo, ed i prezzi delle azioni delle principali compagnie petrolifere europee e delle raffinerie sono in attesa che l’empasse libica arrivi ad una conclusione.
Non è ancora chiaro se la AGOCO (Arabian Gulf Oil Company), la compagnia petrolifera ribelle, ora è pronta a prendere in consegna la produzione nazionale e se ha la capacità di gestire sia il flusso della materia prima che le riparazioni delle infrastrutture.
Il governo della Libia dopo Gheddafi, sarà basata principalmente dalle compagnie petrolifere occidentali, soprattutto dell’Europa. I leader AGOCO hanno già fatto sapere alle compagnie russe, cinesi e brasiliane che i loro contratti potranno subire revisioni, ma nello stesso tempo, hanno messo in chiaro che gradiscono il coinvolgimento dell’Europa occidentale.
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