Abbiamo registrato anche oggi, una giornata nera per la Borsa italiana con il FTSE MIB che ha perso il 2,53%, con vendite che hanno interessato un po’ tutti i comparti. Sotto pressione sono stati ancora una volta, soprattutto, i titoli del comparto bancario ed assicurativo con perdite superiori anche a 5 punti percentuali.
Lettera anche per i titoli industriali, in particolare, del comparto automobilistico con perdite che hanno superato anche l’8%, come per le FIAT AOR, dopo i dati assai deludenti del mercato italiano dell’auto. Pochi i titoli in controtendenza, come l’ENEL, grazie alle trimestrali superiori alle attese.
Il quadro, in verità, assai deprimente, è stato completato dal differenziale tra il BTP ed il Bund tedesco che ha toccato il massimo odierno di 385 pb. Anche le altre Borse europee hanno fatto registrare perdite non indifferenti.
Le cause di quel che sta accadendo in questi mesi alle Borse di tutta l’area euro, sono ormai note a tutti. Il rischio del default americano, in verità, non sembra aver influito sensibilmente sullo stato attuale. I mercati, infatti, avevano già scontato la certezza dell’accordo tra il Presidente Obama ed i repubblicani, basandosi sulla convinzione che nessuno si sarebbe assunto la responsabilità delle conseguenze disastrose derivanti dal mancato accordo; il voto favorevole della Camera dei Rappresentanti USA e del Senato ne è la conferma.
Accordo che prevede un aumento del tetto del debito in tre fasi per un totale di 2.100 miliardi di dollari, nonché, severi tagli della spesa nazionale.
D’altronde, l’andamento dei mercati è stato prevalentemente negativo prima e dopo il paventato rischio del default ed il suo superamento. Alla base vi è, in primis, la crisi della Grecia, il cui salvataggio, raggiunto dopo lunghe ed estenuanti riunioni dei rappresentati dei paesi europei, è stato dettato, alla fine, tra l’altro, da motivi di opportunità, in particolare, dalla convinzione che la stabilità della moneta unica europea in un periodo di crisi generalizzata che ne metteva a rischio l’esistenza, transitasse necessariamente per la decisione finale di porre in essere un massiccio piano di aiuti alla Grecia.
Ma, molte sono le perplessità sulla efficacia del piano di salvataggio in funzione della stabilizzazione dei conti di questo Paese. E non solo. Vi sono, anche, seri dubbi sul fatto che altri paesi con una economia non certo florida, come l’Italia, la Spagna, il Portogallo, L’Irlanda stiano mettendo in pratica tutte le attività e le strategie necessarie per una valida disciplina finanziaria che li aiuti ad uscire completamente dalla pericolosa impasse in cui si dibattono.
Per quel che ci riguarda, l’Italia non sembra abbia varato, almeno per il momento, le rigorose riforme strutturali che ci si auspicava. Il Presidente Berlusconi riferirà in Parlamento aggiornandoci sulla crisi e su tutto quanto sarà messo in campo per scongiurarne per tempo le catastrofiche conseguenze e pervenire nel breve/medio termine ad una sostanziale ripresa.
L’esempio americano potrebbe darci, forse, per certi aspetti, un valido aiuto.
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