Il settore dell’ortofrutta è da sempre uno dove i vari passaggi che la merce compie per andare dal produttore al consumatore sono molti e causano un esorbitante aumento del prezzo, che porta il compratore finale a pagare una cifra sensibilmente superiore a quella corrisposta al contadino. Se a questo aggiungiamo che il potere della grande distribuzione nel settore è quasi assoluto e determina in modo unilaterale i prezzi e le modalità di ritiro, la situazione è grave.
I produttori si sentono quindi sfruttati e allora invocano una riforma del settore, sul modello francese, che è stato riformato per una volontà espressa dallo stesso presidente Sarkozy, in modo che essi diventino interlocutori con la grande distribuzione: chiedono insomma una riforma per avere una voce in sede di stipula dei contratti.
I punti su cui si basa l’accordo transalpino, che i produttori vorrebbero imitare in Italia, vanno dal divieto di rimandare al mittente partite di merce ricevute dopo la sottoscrizione di un contratto con gli agricoltori, accordi fissati su un periodo minimo di 3 anni per dare certezze al contadino, con modalità, << caratteristiche merceologiche e prezzi di riferimento dei prodotti da pagare in tempi prestabiliti, e che se non vengono rispettati comportano il pagamento di sanzioni>>.
Dal settore della grande distribuzione si leva però la voce di Claudio Gamberini, responsabile ortofrutta Conad, che non vuole passare per il ”cattivo”:«Per quanto ci riguarda rinnoviamo annualmente gli accordi con i produttori attraverso contratti quadro, dove vengono definiti tempi di pagamento, modalità di arrivo della merce, di condizionamento ed eventuali premi qualità».