Dopo anni di contestazioni, discussioni, cambi di tracciato e mille alter vicissitudini di qui a pochi giorni sapremo cosa ne sarà della Tav, la linea ad alta velocità che collegherà Torino a Lione, diventando un tassello fondamentale per il trasporto merci su rotaia lungo il famoso ”corridoio 5”, cioè una linea ferrata veloce che collegherà, una volta ultimata, Lisbona con Kiev.
Per il 30 giugno dovranno iniziare i lavori: se questo non dovesse avvenire i fondi europei non verrebbero erogati e probabilmente il progetto andrebbe accantonato con una notevole brutta figura del nostro paese davanti al resto dell’unione.
Le parole del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, in proposito sono state più che chiare: «Entro il 30 giugno il cantiere sarà aperto perché altrimenti si perdono i fondi europei e sarebbe un delitto per le giovani generazioni». Una dichiarazione del genere sembra preludere anche all’uso della forza per aprire il cantiere qualora i manifestanti No-Tav dovessero tentare di bloccare l’inizio dei lavori con la violenza come è successo già qualche settimana fa. Il grosso del movimento occorre però sottolineare che si è dissociato dalla violenza e tutti i comitati e sindaci della zona hanno firmato un documento in cui si impegnano a evitare ogni scontro.
Qualora il cantiere non dovesse partire dunque l’Europa ci ha avvertito: «vi è un rischio evidente che una parte sostanziale del finanziamento globale Ue di 672 milioni di euro andrà persa. La commissione mantiene il suo impegno a realizzare questo grande progetto di infrastruttura, ma è giunto il momento per i due beneficiari di impegnarsi a iniziare quanto concordato e da tanto atteso».
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