Secondo i recenti dati Istat, riferiti all’anno scorso, dunque al 2010, il salario medio netto di un italiano si aggira intorno ai 1300 euro mensili, ma ci sono determinate categorie che stanno molto peggio: la retribuzione femminile è in media più bassa di quella maschile del 20%, mentre gli stranieri hanno una busta paga netta media inferiore ai 1000 euro mensili, così come i giovani, il cui salario, al netto delle imposte, per i primi due anni dall’assunzione è di circa 900 euro.
Ecco le cifre nette,calcolate dall’istituto di statistica: un lavoratore guadagna 1.407 euro, una lavoratrice 1.131, uno straniero 973, con una diminuzione del 24% rispetto al 2009, come sottolinea lo stesso rapport:«in confronto al 2009, lo svantaggio degli stranieri è divenuto ancora più ampio», mentre invece il giovane parte dai 900 euro per superare i 1000 dopo circa 4 anni di impiego, raggiungendo i 1300 dopo circa 20.
Lo stato inoltre, sempre secondo lo stesso rapporto, destina poche risorse alle politiche di sostegno del reddito, infatti :«l’Italia si colloca all’ultimo posto tra i paesi Ue per le risorse destinate al sostegno del reddito, alle misure di contrasto della povertà o alle prestazioni in natura a favore di persone a rischio di esclusione sociale […] la maggior parte delle risorse sono assorbite da trasferimenti monetari di tipo pensionistico, mentre quote molto residuali e inferiori alla media Ue vengono destinate alle funzioni dedicate – appunto – al sostegno delle famiglie, alla disoccupazione e al contrasto delle condizioni di povertà ed esclusione sociale».
Per lo Stato le uscite per ”protezione sociale” sono così ripartite: 51,3% per “vecchiaia”, 4,7% per le famiglie, 1,9% per i disoccupati.
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