La situazione di Strauss-Kahn si è chiarita, almeno dal punto di vista del suo ruolo all’interno dell’economia mondiale. Nella giornata di ieri ha infatti rassegnato le dimissioni dal Fondo Monetario Internazionale a causa dello scandalo che lo ha colpito e lo ha portato in cella a New York con l’accusa di tentato stupro nei confronti di una cameriera dell’albergo dove alloggiava. Se la questione sembra essersi chiusa su questo fronte, è quasi certo che la situazione processuale e di cronaca rimarrà ancora per molto sulle prime pagine dei giornali.
Con le dimissioni si è aperta ovviamente la corsa per la successione del francese, per la quale sembrano fronteggiarsi due schieramenti distinti: da un lato l’Europa non vuole perdere il suo ruolo all’interno dell’Fmi e quindi spinge per un candidato proveniente dall’Unione, mentre al contrario i paesi emergenti sognano un colpo a sensazione, posizionando in un ruolo chiave un loro esponente.
Il presidente della Commissione Europea Barroso aveva infatti dichiarato, prima che le dimissioni fossero ufficiali, ma quando erano comunque nell’aria: «se la successione alla direzione del’Fmi si renderà necessaria i Paesi europei dovranno presentare un candidato». Inoltre la guida dell’organo è sempre stata europea fin dalla sua fondazione e quindi si tenterà di far valere la carta della continuità.
Una fonte interna al Fmi, che ha richiesto l’anonimato, ha dichiarato alla stampa il timore dell’Ue, sempre prima dell’ufficialità delle dimissioni, che «La posizione di Strauss-Kahn è ormai insostenibile e gli europei sanno che il più rapidamente si procede alla sua sostituzione, maggiori sono le possibilità di far passare uno dei loro e mantenere lo status quo»
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